LEGITTIMAZIONE ATTIVA DELLA CESSIONARIA: LA DICHIARAZIONE DI CESSIONE DEL CREDITO SOTTOSCRITTA DALLA BANCA È PRODUCIBILE ANCHE IN APPELLO

Corte di Appello di L’Aquila, Sentenza n. 283 del 17.02.2023

Con la Sentenza in parola la Corte di Appello di L’Aquila ha confermato il recente orientamento della Corte di Cassazione in materia della prova della legittimazione attiva della cessionaria del credito dedotto in giudizio mediante produzione della cd. dichiarazione di cessione, così statuendo: “la dichiarazione del cedente resa nota dal cessionario al debitore ceduto con la produzione in giudizio, al pari della disponibilità del titolo esecutivo, è un elemento documentale rilevante, potenzialmente decisivo, per dimostrare la predetta cessione e come tale ammissibile anche in grado di appello”.

La Suprema Corte ha infatti precedentemente rilevato che la prova della legittimazione attiva della cessionaria non è vincolata alla produzione del contratto di cessione ma è da ritenersi sufficiente il deposito, anche in grado di appello, della dichiarazione resa dalla banca cedente.

Tale orientamento è stato confermato con l’Ordinanza n. 10200 del 16.04.2021, espressamente richiamata dalla pronuncia in esame, con cui la Corte di Cassazione ha specificato che la cessione può essere provata mediante produzione:

  1. del contratto di credito unitamente all’elenco delle posizioni cedute e delle relative anagrafiche;
  2. di eventuali comunicazioni stragiudiziali (si pensi alla missiva) con cui sia stata data adeguata notizia della cessione;
  3. delle dichiarazioni confessorie della cedente.

Alla luce dei suesposti principi, la Corte di Appello di L’Aquila si è uniformata all’orientamento di cui sopra, tornando a precisare che: “la dichiarazione del cedente resa nota dal cessionario al debitore ceduto con la produzione in giudizio, al pari della disponibilità del titolo esecutivo, è un elemento documentale rilevante, potenzialmente decisivo, per dimostrare la predetta cessione e come tale ammissibile anche in grado di appello”.

A cura di: Arturo Turbolente